Basterà guardare l’immagine per appena 10 secondi per poter indovinare l’oggetto nascosto. In molti ci riusciranno anche con molto meno tempo.
L’immagine è offuscata per poter nascondere un oggetto ormai in disuso, ma che ha fatto la storia del mondo grazie alla sua determinante importanza. Non tutti riusciranno a riconoscerlo nell’immediato, anche perché, specie per le ultime generazioni, diverse persone non ne hanno mai vista uno reale di fronte a loro.
Chiunque, invece, lo abbia fatto, allora potrebbe riuscire ad arrivare alla soluzione anche in meno di 10 secondi, tempo stimato per poterlo riconoscere. Uno strumento del genere, però, deve essere conosciuto da tutti, anche perché ha avuto un’importanza epocale durante gli ultimi secoli. Grazie a esso è stato possibile poter divulgare le idee più importanti di tutti i tempi, in special modo per aspetti socio-culturali che hanno avuto risvolti tangibili anche nella vita odierna.
Il marchingegno che si cela dietro l’immagine offuscata in evidenza è stato per la prima volta brevettato nel 1713 (per lo meno ne fu il più remoto archetipo) e fu progettato da parte di Henry Mill, anche se poi non fu fabbricato. Uno di tipo rudimentale, invece, fu preparato nel lontano 1808 da parte di Pellegrino Turri di Castelnuovo di Garfagnana (LU), un inventore nostrano nato nel 1765 e vissuto fino al 1828.
Una soluzione semplicissima
Diverse persone ci sono arrivate immediatamente, dato che sembrano ben noti ai più quei tasti incastonati all’interno di una particolare macchina. Sono serviti a poter dare sfogo alla fantasia e all’ingegno di illustri personaggi dei secoli passati e hanno avuto un ruolo determinante nella loro vita e nella divulgazione delle loro idee. In effetti, tramite a questo marchingegno riuscivano a scrivere per la prima volta senza utilizzare la forma più conosciuta fino all’invenzione del tachigrafo con i tasti con leve scriventi.
Fu ancora una volta un’italiano a crearlo, ossia Pietro Conti da Cilavegna, nel 1823, ma poi un americano, William Austin Burth, nel 1829, ideò il typograph, anche se fu la plume ktypographique di Xavier Progin (francese), nel 1833, a utilizzare le prime leve disposte a cerchio. Insomma, si potrebbe continuare all’infinito, ma la vera madre della Macchina dattilografica, meglio nota come macchina da scrivere, fu ideata nel 1837 da parte di un avvocato di Novara, ovvero Giuseppe Ravizza.
La soluzione appariva come complicata, ma per chiunque conosca la macchina da scrivere l’immagine sembrava essere più chiara che mai. Negli anni a seguire all’invenzione di Ravizza, brevettata nel 1855, vi sono state delle evoluzioni importanti in questo contesto, fino ad arrivare all’odierna tastiera dei personal computer, con cui è possibile, oltre che digitare qualsivoglia testo si abbia in mente, condividerlo nell’immediato tramite internet e/o stamparlo.