Spesso i fratelli litigano per la suddivisione dell’eredità dei genitori, quali sono gli obblighi di legge e come ci si può tutelare?
In un mondo ideale la scomparsa di un genitore o di entrambi dovrebbe solo rappresentare un momento di grande dolore per tutti i loro cari, un’occasione in cui stringersi e elaborare insieme il lutto. Spesso però il trapasso dei genitori dà il via ad una situazione di tensione legata all’eredità dei defunti.
Si potrebbe pensare che tali situazioni si verifichino solo e soltanto in contesti altolocati, in famiglie in cui l’eredità da spartire è cospicua, ma la verità è che l’astio e le controversie possono nascere in qualsiasi famiglia, specie se negli anni i rapporti tra fratelli non sono stati idilliaci e se qualcuno cova invidia e risentimenti nei confronti degli altri.
La legge prevede delle regole volte a tutelare ciascun erede. I genitori sono tenuti a donare la propria eredità in parti uguali, senza sfavorire o danneggiare nessuno degli aventi diritto. Nel caso in cui non venga fatto un testamento, infatti, l’eredità viene suddivisa in quote uguali o legittime.
Il problema potrebbe porsi nel caso in cui venga donato tutto ad uno solo dei figli tramite testamento. Anche in questo caso, tuttavia, esiste una tutela per l’erede svantaggiato in sede testamentale. Nel caso in cui le ultime volontà del defunto dovessero danneggiare uno degli eredi, questo potrebbe procedere con l’impugnazione dell’eredità, azione legale che gli consentirebbe di ottenere una riduzione della quota ereditaria dell’avvantaggiato in suo favore.
Esiste anche una seconda possibilità in caso di erede ingiustamente svantaggiato e questa prevede che i beni donati vengano considerati parte del patrimonio e possono essere chiesti in restituzione sia del beneficiario sia di un soggetto terzo.
In generale la legge prevede una forma di tutela tra fratelli. Stiamo parlando dell’obbligo di assistenza: un fratello si deve sempre occupare dell’altro nel caso in cui questo versi in difficoltà economiche, occupandosi di dargli quel tanto che basta per consentirgli di nutrirsi e di avere tutto il necessario per vivere decentemente. Lo stesso dicasi per quanto riguarda l’assistenza fisica ad un fratello disabile.
Tale obbligo ricade in prima sede sul coniuge, in caso di matrimonio, e può essere assolto anche da una persona vicina a quella in difficoltà economica o affetta da disabilità come il partner non coniugato.
Dato l’obbligo di assistenza, i fratelli sono costretti a pagare anche i loro debiti? I creditori potrebbero tentare la strada di rivalsa sui fratelli del debitore, ma in questo caso la legge prevede una tutela nei confronti dei soggetti che non hanno contratto debiti: la responsabilità di inadempimento, infatti, ricade solo sul soggetto che era tenuto a pagare.
Esiste tuttavia un caso in cui i creditori possono rivalersi in parte sui fratelli del debitore nel caso in cui questi abitino nella stessa casa. Questi infatti possono chiedere il pignoramento di beni materiali immobili e mobili che sono di proprietà o di utilizzo comune. Lo stesso dicasi nel caso in cui il debito riguardi un bene da ereditare.
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