Dal 2024 cambieranno molte cose sul fronte fiscale, e alcune mamme potranno ottenere bonus fino a 3 mila euro.
Come tutti i “bonus”, anche se in questo caso si tratta di una forma diversa dall’erogazione diretta, le mamme lavoratrici dovranno rispondere a determinati requisiti. La misura è stata ideata dal Governo Meloni per aiutare appunto le madri lavoratrici e le famiglie con figli, e per incentivare la natalità.
Va ricordato però che, sempre nella Manovra di Bilancio, sono previsti aumenti sull’Iva di alcuni beni destinati proprio alle donne e ai bambini. Infatti già da gennaio 2024 aumenterà su prodotti per l’igiene, sui pannolini, sugli alimenti per l’infanzia e persino sui seggiolini auto. Nel mentre però le madri che hanno due o più figli potranno in alcuni casi usufruire di un’agevolazione.
La Legge di Bilancio ha previsto uno sconto sotto forma di decontribuzione per le madri lavoratrici e avrà effetto già a partire dalla busta paga di gennaio 2024.
La decontribuzione riguarderà le famiglie in cui ci sono madri lavoratrici con 2 o più figli, che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Queste mamme “privilegiate” non pagheranno alcun contributo, fino a un massimo di 3 mila euro e nel caso in cui rispondano a questi ulteriori requisiti:
Abbiamo definito le madri sopra citate come “privilegiate” perché dal bonus mamme restano escluse le madri lavoratrici che hanno un contratto a tempo determinato e anche le madri lavoratrici che hanno un’occupazione nel comparto del lavoro domestico. Non si capisce in effetti il motivo per cui si debba fare una distinzione tra alcune madri che lavorano e altre, ma questo è ciò che è stato deciso nella Manovra di Bilancio.
Secondo i primi calcoli e stime dell’ISTAT, le madri che beneficeranno del bonus sono circa 800 mila, suddivise in 600 mila circa che hanno due figli e le rimanenti che ne hanno 3 o più. Un 27,8% delle madri che lavorano come dipendenti che hanno almeno 1 figlio minore, il 10% delle donne che lavorano come dipendenti e l’8,4% delle donne occupate.
Si tratta di una manovra che certamente avrà i suoi effetti positivi, e che costerà allo Stato circa 450 milioni, ma a livello politico si sarebbe potuto fare di più, soprattutto per le madri lavoratrici che non hanno continuità contributiva, che sono proprio quelle più fragili.
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