Il volto storico di Linea bianca sorprende tutti i telespettatori con le sue parole. La confessione inaspettata in una lunga intervista.
Sembra ieri eppure era il 2014 quando venne trasmessa la prima puntata del nuovo corso di Linea bianca – Storie di montagna, per la Rai è indubbiamente una scommessa vinta. Sin dall’inizio si è deciso di puntare Massimiliano Ossini, ormai vera colonna portante della trasmissione che porta sul piccolo schermo uno degli ambienti più affascinanti e suggestivi del nostro territorio. “A me non sembra vero che sia passato tutto questo tempo”, ha ammesso il conduttore che ha raccolto l’eredità di Manuela Di Centa e Daniele Piombi.
Nella stessa intervista si è finalmente sbottonato sull’undicesima stagione, in onda su Rai 1 a partire dal 23 dicembre, che viene trasmessa in un anno molto speciale per l’emittente: “Per celebrare i settanta anni della Rai metteremo a confronto due continenti attraverso le loro vette simbolo”. Ossini questa volta ha fatto i salti mortali, letteralmente. Il racconto ha lasciato di stucco i lettori di DiPiùTV e i suoi fan.
Per confezionare una delle puntate più epiche di Linea bianca, Massimiliano Ossini si è dovuto recare fino in Africa. Il motivo? Scalare il Kilimangiaro, la cima più alta del continente. L’impresa è riuscita al conduttore in più o meno due giorni, lo ha raccontato in una recente intervista concessa ai microfoni di DiPiùTV: “Le immagini che ho raccolto nel corso di quella scalata verranno utilizzate per raccontare la grande montagna africana e la sua incontaminata bellezza”.
È solo l’ennesimo traguardo di una trasmissione che è diventata una pietra angolare del palinsesto Rai: “Un programma che mi ha dato tanto, tantissimo, sia dal punto di vista umano sia da quello professionale. E che ha cambiato profondamente il mio modo di vivere e di lavorare…”, spiega il presentatore che ha avuto modo di affrontare avventure abbastanza uniche come quella sopracitata.
Non ha nascosto l’emozione rievocando quei momenti incredibili: “Ho prima attraversato una foresta pluviale ricchissima di biodiversità, con specie animali e vegetali che si possono trovare solo li, e a quasi cinquemila metri ho iniziato la lunga salita verso la vetta. Lo scenario non lo dimenticherò mai. Sotto di me avevo un mare di nuvole e l’ombra del Kilimangiaro che si allungava fino all’orizzonte”.
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